martedì 10 luglio 2012

"Jesce sole" (recensione)

Jesce Sole
(frammenti di vite frammentate)

E' un piacere poter recensire un film come Jesce Sole.

Innanzitutto è un'opera al di fuori dal contesto di finanziamento che caratterizza tanto cinema di oggi, con soldi più o meno a fondo “perduto” (di nome e di fatto!), con prevendite costosissime di diritti di antenna, con opportunità date ad una ristretta cerchia di addetti che talvolta non hanno più niente da dire a livello artistico ed espressivo o non sono gli artisti migliori a cui elargire fondi. C'è tanta gente brava, non particolarmente famosa, che vanta esperienze di spettacolo e di vita vissuta di grande importanza e ci sono giovani che non possono esibire curriculum di grande impatto ma hanno voglia di fare, talento e competenze

Jesce Sole – Frammenti di vite frammentate” di Kadour Naimi è l' “altro cinema”, quello che nasce dai frammenti di cinema dell'industria cinematografica nostrana, dove un grande professionista realizza un film con i suoi mezzi, con i suoi sforzi, con il suo talento e la sua creatività, circondandosi di un gruppo di validi collaboratori.

Se il cinema “made in italy” volesse aiutare delle realtà sane e libere da “clientele” varie farebbe bene a sostenere film come questi, che squarciano le nubi di polvere della cultura nostrana e vivono di emozioni e lavoro, come “Jesce Sole”; ci sarebbe solo da guadagnare: in termini di “pulizia”, in termini di lavoro, di crescita imprenditoriale e artistica, ecc.
Il film racconta le storie di alcuni protagonisti che vivono una vita alla ricerca di sé stessi, nel caos e nell'alienazione della vita quotidiana; ognuno prova a sondare una propria dimensione e una propria identità nelle difficoltà dell'esistenza, amplificata dagli ostacoli che incontra chi vive lo status di immigrato/a, tra scelte obbligate come delinquenza o prostituzione; talvolta sono semplicemente le “cattiverie” della vita, che ai nostri occhi ci sembrano ingiustificate, a confonderci o metterci in difficoltà. E' davvero così o tutto può avere un senso. Al di là di ogni considerazione un senso tutto lo ha se noi glielo attribuiamo.
Interessanti i volti “veri” degli attori - Ilaria Antoniani, Fabiana Lazzaro, Vincenzo Palazzo, Edoardo Rossi -  e emozionanti diverse scene, in alcune delle quali si avverte l'atmosfera tipica di Piazza Vittorio a Roma, vero nuovo centro nevralgico della città, dove nascono nuove tendenze, movimenti culturali e manifestazioni libere da logiche perverse.

Gino Pitaro












   
(Ilaria Antoniani)

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