giovedì 30 maggio 2013

Intervista con l'attrice. Ilaria Antoniani.


Intervista con l'attrice. Ilaria Antoniani.

Iniziamo dalla prima domanda. Quando hai capito di voler diventare un’attrice? E a chi ti sei ispirata?
Ho sempre amato cinema e teatro. Li ho frequentati da spettatrice, continuamente, il più possibile. Sognavo di trovare il coraggio per passare dalla parte opposta – salire sul palco – ma mi sembrava impossibile poterci riuscire. Ero tremendamente timida, la mia voce non era che un sussurro, mi esponevo ma allo stesso tempo tentavo di mimetizzarmi in ogni modo. Poi, un giorno, ho bussato alla porta di una scuola di teatro. E il coraggio non so dove l’ho pescato. Ad uno dei primi esercizi – semplicemente contare fino a dieci utilizzando toni e volumi differenti – mi sono quasi messa a piangere. Spesso mi bloccavo, letteralmente, non riuscivo più a muovermi o a parlare. Il lavoro su me stessa è stato duro e faticoso. Poi – successivamente – ho semplicemente seguito la sensazione di benessere che provavo quando ero in scena. Lì stavo bene, altrove no. Finché non è diventata una necessità e mi è parso impossibile poter fare senza. Ma è stato un processo, profondo, graduale, lento. Non credo di essermi mai ispirata a nessuno in particolare. Ogni attore – semplicemente per il suo mestiere – mi sembrava un essere straordinario quindi, in qualche modo, mi sono ispirata a chiunque io abbia guardato recitare.
Steve Jobs ci ha regalato questa frase: "Dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno cosa vogliamo realmente diventare". Tu, immagino, sei diventata ciò che volevi, ma ha mai pensato di mollare durante il tuo percorso?
Dobbiamo seguire il nostro cuore, non c’è dubbio. E il nostro inconscio che, in genere, ci indica la via in maniera chiara e palese. Ho spesso avuto dei dubbi e, magari, ho rallentato il cammino. Non ho mai realmente pensato di mollare, però. Le porte chiuse in faccia, i mille pensieri, la paura di non farcela, il giudizio degli altri sono scogli difficili da superare. E poi c’è la mancanza di appoggio che spesso incontri: le persone non amano molto ascoltare i sogni degli altri, molto spesso sono ostili con chi combatte per ottenere quello che desidera, ti spingono a rinunciare o semplicemente non ti sostengono, il che in parte è la stessa cosa. Ogni obiettivo raggiunto è uno specchio riflesso per chi i propri sogni non ha provato a seguirli.
Se oggi non fossi un attrice, probabilmente saresti…?
Quello che – per la metà del tempo – già sono: un’insegnante. Ho studiato Lettere e la mia carriera sembrava già scritta: molte donne della mia famiglia sono insegnanti e su di me si era già fatta una previsione. Ho sempre portato avanti entrambi i mestieri. All’inizio come una sorta di obbligo morale, successivamente con piacere e dedizione. Oggi tengo dei laboratori teatrali per bambini, ragazzi molto giovani ed adulti. La loro emozione nell’andare in scena è anche la mia. Oltretutto l’effetto positivo che il teatro ha su ognuno di loro lascia sgomenti. Ho portato avanti, per anni, piccoli laboratori all’interno delle scuole, che integravano bambini con deficit di vario tipo. Il teatro fa miracoli, trasforma le persone, sembra quasi fare magie, a volte. I bambini sono spontanei, giocano al teatro e comunicano naturalmente. E gli adulti – che si ritrovano in uno spazio di libertà dopo una giornata di lavoro, con le loro preoccupazioni e responsabilità – sono straordinari. Si lasciano guidare anche attraverso i loro blocchi, dando davvero tutto quello che possono. Senza risparmiarsi.
Ti ricordi la tua prima volta davanti ad una telecamera? Ti capita mai di pensare ad Ilaria alle prime armi?
La prima volta davanti ad una telecamera è stata per le riprese del film “Jesce sole”, di Kadour Naimi. Non conoscevo il cinema, se non come spettatrice. Mi sono gettata in questa impresa con un pizzico di incoscienza. Davanti alla telecamera: non ho avuto dubbio che fosse il luogo più bello del mondo. Mi sentivo stranamente sicura. Mi capita continuamente di pensare a come ero. Ogni volta che – durante i laboratori – incontro un/a giovane allievo/a alle prime armi non posso fare a meno di proiettare dei ricordi. E cerco – come insegnante – di non fare troppi errori di valutazione, di aprire un varco, una possibilità.
Ma passiamo al tuo lavoro in senso stretto. Dal cinema, al teatro, al piccolo schermo, te la senti di eleggere il tuo personaggio preferito da te interpretato?
Ogni personaggio ha avuto un senso e ha lasciato un segno. Fin dai primi, piccolissimi ruoli. L’ultimo personaggio interpretato in teatro – nello spettacolo “Fino alla fine” di Fabrizio Romagnoli – mi ha messa a dura prova: uno spettacolo senza pause, senza uscite di scena, da vivere tutto d’un fiato. Oltre a questo prevedeva un mio nudo: non integrale ma quasi. Per me si trattava di un’esperienza – in teatro – del tutto sconosciuta e mi è parso, all’inizio, di non potercela fare. Poi, sotto i riflettori, tutto è stato così naturale che la sensazione di angoscia si è trasformata in libertà.
Per seguire le tue passioni, hai rinunciato a qualcosa di importante?
Come per tutte le donne che lavorano, il tempo a disposizione è poco e non si arriva mai in tempo. E’ una corsa continua. Tranne piccole cose senza importanza, credo di non aver rinunciato a nulla. Non amo il termine “rinuncia”. Troppe volte ho sentito profezie sull’impossibilità di conciliare la vita lavorativa – soprattutto attoriale – e la famiglia. Cerco, per quanto possibile, di fare tutto al meglio e di essere tutte le cose che voglio essere: una donna, un’attrice, una moglie e spero prima o poi anche una mamma. Le rinunce ci sono, a volte, ma piccole e quotidiane: il libro del quale riesci a leggere a malapena una pagina a sera, l’aperitivo con le amiche che si concretizza dopo settimane di rimandi, il film che non volevi perdere e che invece hai perso, l’ennesima piccola vacanza rimandata a data da definire.
Da bambina dicevi “da grande farò…”
La ginnasta. Studiavo ginnastica artistica e ritmica e mi sembrava di fare cose straordinarie. In realtà avrei dovuto poi seguire un allenamento agonistico il che avrebbe significato spostarmi su Roma ed era, forse, troppo complicato. Ho iniziato, poi, a pensare che sarei diventata un’insegnante. Ho maturato molto presto l’amore per cinema e teatro ma all’epoca non ho mai osato pensare alla possibilità di diventare attrice perché ero convinta che mi fosse preclusa. Mi sembrava, quasi, che gli attori fossero esseri speciali, arrivati lì per qualche dote assurda e straordinaria ed io ero convinta di non possederne alcuna. L’idea che noi abbiamo di noi stessi non corrisponde affatto alla realtà, a volte. Pirandello l’ha messo su carta ma che noi siamo “uno, nessuno e centomila” è un dato certo. Nonostante ottenessi vari successi la mia autostima era comunque piuttosto bassa. Quindi il primo atto di coraggio, per me, non è stato tanto fare il passo ma pensare di poterlo fare e, successivamente, dirlo ad alta voce.
Riesci a resistere alla pressione che spesso questo lavoro comporta?
Sono sempre stata molto ansiosa, agitata e questo di certo non aiuta in un mestiere fatto anche di attese, di risposte che non giungono, di delusioni e riprese, alti e bassi continui. Quello che siamo si riversa sul nostro modo di vivere le cose. Per vivere il tutto con più serenità, molto ha significato “umanizzare” i personaggi che – all’inizio – sembravano mitici: registi, direttori di casting e via dicendo. Siamo tutte persone e spesso puoi guardare attraverso gli occhi della gente la debolezza che anch’essa nasconde, dietro il potere, la fama o – a volte – il talento. Persone, niente di più. E’ tutto è più semplice.
Se la tua vita fosse un film quale sarebbe? E perché?

Questa è davvero una bella domanda. Mi viene in mente “Flashdance”. Mi sentivo così inadeguata, così poco portata per la vita, così poco adatta e così diversa da tutti. E al mio “provino immaginario” sono di certo andata con gli abiti sbagliati!
Quando non lavori, come trascorri il tuo tempo libero?
Leggo, vedo film, qualche serial, vado a teatro, faccio sport, tengo più o meno in ordine una casa, cucino, trascorro il tempo con la mia famiglia, viaggio non appena ce n’è l’occasione o la si può creare, incontro gli amici, faccio progetti.
Una cosa che per te sia valore assoluto… 
Giustizia, correttezza, libertà. Coerenza.
Cosa consiglieresti ai ragazzi che sognano la tv e il cinema?
Di studiare. Nonostante la quasi completa assenza di meritocrazia in Italia, comunque consiglio di studiare. Tranne per pochi, rari, talenti straordinari e per i fortunati che non hanno neanche bisogno di chiedere, non credo che la tecnica sia sostituibile con qualcos’altro. Credo che lo studio sia necessario non solo per la formazione dell’attore ma della persona stessa. E poi – successivamente – consiglio di provare. Tenendo ben presente le difficoltà che bisogna superare, provare lo stesso e vedere che succede. Però, nel frattempo, di vivere. Molto spesso si rimane appesi al filo dell’attesa, al telefono che non squilla, alla risposta che non arriva e nel frattempo i giorni passano. Tutto il resto è altrettanto importante. E’ il mestiere più bello del mondo ma è sempre soltanto un mestiere. O no?


Intervista con l'attrice. Ilaria Antoniani.

domenica 19 maggio 2013

Fotografie Daniele Pompei



Ilaria Antoniani posa per il fotografo Daniele Pompei (www.danielepompei.com/). Una delle immagini viene scelta per la copertina del libro di Inine Batir "Rosadasfogliare" (poesie d'amore, erotiche e di passione).
(Inine Batir è nata a Ravenna e vive a Forlì. Cantante, ha fatto parte della compagnia di Carlo Dapporto. Si è laureata in Conservazione dei beni storico- artistici e musicali a ravenna. E' fotografa e pittrice.
Daniele Pompei (daniele@danielepompei.com): specializzato in beauty, fashion, glamour e nude.

PORTFOLIO AGGIORNATO:
www.danielepompei.com
ottomarzo.deviantart.com






Ilaria Antoniani 

Fotografie Daniele Pompei

mercoledì 15 maggio 2013

"Rossella 2"



Ilaria Antoniani
set "Rossella 2"
regia Carmine Elia






Ilaria Antoniani
set "Rossella 2"
regia Carmine Elia